Una cornice caratteristica quella del Texas, che ieri ha ospitato la seconda tappa del Gran Premio del motomondiale, con aspettative confermate e sbagli a cui difficilmente nella vita si riesce ad assistere.
“Al mio segnale scatenate l’inferno“, non è solo la storica frase di un film, ma l’abc di un qualsiasi tipo di competizione agonistica. Sventola come da consueto la bandiera a scacchi sulla linea di partenza, che Jorge Lorenzo ha deciso di oltrepassare preventivamente, lasciando il mondo a bocca aperta. Un errore da novellino il suo, punito istantaneamente partendo dal basso della classifica. Lo spagnolo, che seppur in lotta con sè stesso e con l’altro volto dei colleghi non abituati alla sua presenza, è riuscito in uno scarso decimo posto o in un’ottima decima posizione, a seconda della prospettiva personale.
Un nervosismo difficile da gestire in casa Yamaha, quando anche Valentino Rossi non riesce a mettere in gloria un terzo posto semplice e lineare. Colpa delle gomme, della moto, dei piloti, del Team o semplice destino avverso, lo stesso che ha tormentato per anni la Ducati, appena riaffiorata dalle ceneri, grazie al podio di Andrea Dovizioso. Evidentemente provato, è riuscito ad approfittare di una situazione inconsueta per la prima fila e a portare l’Italia sul podio, orfana ormai da tempo di un inno nazionale.
Una battaglia dura in cui ha lottato con le unghie per riassaporare il gusto dei campioni, a cui però in parte deve rendere grazie al demerito altrui. E poi ci sono loro, le Honda, come bestie insormontabili, difficili da domare ma fedeli ai loro padroni. Un Dani Pedrosa tecnico, ma arrendevole al talento indiscusso di Marc Marquez, un fenomeno dal sorriso ingenuo, ma dall’occhio furbo, che inizia a definire le parti, di un gioco che forse il destino ha già scritto.
Nancy Malfa