L’influenza che ha avuto il tre volte campione del mondo Troy Bayliss sulla storia del motociclismo è palese; lo sanno bene i tifosi che continuano ad inneggiare le gesta del pilota australiano.
A ripercorrere la storia personale ed agonistica di Bayliss ci ha pensato Giovanni Di Pillo, commentatore storico della Superbike e narratore dei più importanti eventi sportivi-motoristici. Il pluricampione, oggi quarantacinquenne, iniziò ad alimentare le proprie speranze di diventare un pilota professionista a dieci anni, dividendosi tra Motocross e Dirt Track, ma i diversi problemi economici che colpirono la sua famiglia lo costrinsero ad archiviare temporaneamente la propria carriera agonistica, dedicandosi invece a quella di carrozziere (mestiere da cui deriva il suo soprannome). A 23 anni giunse il tanto agognato ritorno alle gare, da prima nel campionato nazionale (250cc e 600cc) per poi disputare come wild card il Gran Premio di Phillip Island della Superbike nel 1997; qui, in sella alla Suzuki, si classificò quinto in entrambe le manche. L’anno successivo fu la volta del campionato inglese della Superbike, dove a notare le sue capacità fu il team GSE Ducati. La stagione 1998 si concluse con un ottavo piazzamento in classifica generale, mentre l’anno successivo si laureò campione. Il 2000 fu invece l’anno della sue partecipazione al campionato AMA Superbike (sempre in sella alla moto italiana) e successivamente dell’approdo al mondiale Superbike in cui corse in veste di sostituto di Carl Fogerty. Dopo una prima prova non troppo convincente, saltò i due gran premi successivi ma venne richiamato a Monza, dove Bayliss diede il meglio di sé, regalando agli spettatori un sorpasso storico con cui sopravanzò quattro piloti (Edwards, Chili, Yanagawa e Haga). Da qui a fine anno collezionò 9 podi e 2 vittorie.
Nel 2001 (15 podi) conquistò la vetta del mondiale, ottenendo il primo titolo iridato in carriera. La MotoGP si presentò ad un certo punto della sua vita sportiva come una tentazione inevitabile e nel 2003 esordì nel Motomondiale con Ducati e Loris Capirossi come compagno di box. Qui collezionò tre podi ed il sesto posto in classifica generale. Stagione anonima invece quella del 2004, mentre l’anno successivo saltò in sella alla Honda RC211V; i risultati ottenuti però non furono quelli sperati. Il ritorno del 2006 in Superbike era ormai prevedibile, qui raggiunse il secondo titolo, ma prima di congedare la buona annata in questione, sostituì Sete Gibernau (Ducati) in MotoGP a Valencia, dove vinse la gara decisiva al fini dell’assegnazione del Mondiale. Nel 2007 si classificò quarto e fu ostacolato da una caduta di una certa importanza, per poter disputare il gran premio successivo decise infatti di farsi amputare una falange menomata. Il 2008 fu l’anno del ritiro dalle corse e della conquista del terzo titolo. Dal suo addio alla carriera agonistica (fatta eccezione per i test di collaudo svolti per conto di Ducati) il numero 21 venne ritirato dalla Superbike.
Questo e molto di più vi verrà raccontato dal protagonista di queste incredibili gesta e dalle persone più vicine a lui nel documentario prodotto da Sport Review srl e curato da Di Pillo, disponibile online nello store Officine Superbike al prezzo di 24,90€. Il formato è più che particolare, ovvero una chiavetta USB personalizzata con il simbolo ufficiale di Troy Bayliss.
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