A bocce ferme o, per meglio dire, a motori spenti passiamo ora ad analizzare in maniera forse più lucida il Gran Premio di Misano, disputatosi nei giorni 11, 12 e 13 settembre. Il nostro intento è quello di raccontare tale evento dal punto di vista dell’appassionato accorso in circuito, e non da quello del giornalista/opinionista comodamente seduto in poltrona.
La domenica di Misano inizia come una calda giornata di fine estate e già dalle prime ore del mattino un folto numero di persone occupa la propria postazione in tribuna o sul prato. Già, infatti si parla di edizione record e l’eccessivo numero di biglietti venduti coglie alla sprovvista anche gli addetti ai lavori che devono in qualche modo gestire il traffico fuori e dentro il circuito. Terminati i tre turni di Warm Up si passa a fare sul serio con la gara della Moto3 ed è subito una scarica d’adrenalina. I giovani della classe minore si sfidano a suon di sorpassi mozzafiato. Gli italiani sin dai primi giri si mostrano in gran forma. Infine dopo 31 gare d’apprendistato Enea Bastianini ottiene la prima vittoria in carriera nel Motomondiale e lo fa a casa sua, davanti al proprio pubblico. Seconda posizione per il vincitore del GP del Mugello Miguel Oliveira e terzo gradino del podio per l’altro pilota di casa Niccolò Antonelli. L’inno di Mameli risuona al Marco Simoncelli Misano World Circuit come l’antipasto di una giornata che potrebbe portare grandi soddisfazioni.
La Moto2 non si fa attendere ed è subito colpo di scena con la caduta di Dominique Aegerter ed Alex Rins; il primo è stato infatti travolto dal secondo mentre avevano tra le mani la testa del gruppo. Alla fine è il leader del mondiale Johann Zarco ad approfittare della situazione e ad allungare in classifica. Salgono sul podio anche Tito Rabat e Takaaki Nakagami.
L’attesa però è ormai rivolta tutta alla MotoGP e quando mancano 40 minuti all’inizio della gara alcune goccioline iniziano a far cupolino. Cosa sia accaduto poi è ormai risaputo. Quella di Misano sarà sicuramente ricordata come una gara unica nel suo genere. In tali condizioni per chi è sul posto è difficile comprendere come sia strutturata la classifica della corsa senza il supporto dei maxi schermi, però è subito chiaro e lampante che, a seguito del secondo cambio moto, Marc Marquez è il vincitore virtuale della gara.
Ciò che però è avvenuto un paio di giri più tardi ha sporcato quella che sino a quel momento sembrava essere una bella giornata di sport. Con la caduta di Jorge Lorenzo infatti si è ripetuto ciò che accadde al Mugello con Marquez. Quando non erano state ancora trasmesse le immagini di un Jorge che, seppur dolorante, era in piedi sulle proprie gambe, il boato del pubblico (composto da offese e non solo) era già talmente alto da coprire tutto il resto. La cosa peggiore è che non si tratta solo di una piccola fetta di folla accorsa in circuito, piuttosto della maggioranza; sintomo che negli ultimi anni il pubblico che si è avvicinato a questo sport ha subito una sorta di metamorfosi. Come nella lotta tra gladiatori, si esulta per la caduta dell’avversario, che però (ricordiamocelo!) mette in gioco prima di tutto la propria salute.
La gara continua in uno stato di confusione generale e così giunge al termine. I protagonisti del podio (Marquez, Bradley Smith e Scott Redding) vengono scarsamente considerati ed applauditi dagli stessi individui che poco prima hanno dato bella mostra della propria antisportività. Tanti i nomi noti che si sono immediatamente espressi in maniera decisa su tali condotte, da Alessia Polita a Luca Scassa. È vero e degno di nota il fatto che tra tanta erbaccia ci siano anche diversi germogli: tifosi degni di portare tale nome esistono e sono in grado di rispettare ogni pilota presente sullo schieramento, senza esclusioni di alcun tipo, mantenendo chiaramente la propria preferenza ma riconoscendo quello che è il valore altrui.
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