Dani Pedrosa è uno dei piloti più chiacchierati degli ultimi anni, considerato un mix di classe e perfezione nella guida, ma anche uno sportivo debole a livello psicologico.
Le polemiche sulla sua presunta mancanza di carattere, sono state spesso al centro dell’attenzione con i fari puntati addosso. Lo spagnolo non replica, non reagisce alle critiche, non si mostra mai nervoso, è sempre circondato da un alone di mistero timido e pacato. Lo si pone sul piedistallo dei campioni che occupano le prime cinque posizioni in MotoGP, ma contemporaneamente lo si esclude dai talenti da temere durante le prove, le qualifiche e le gare ufficiali sui circuiti del campionato. Lo definiscono poco determinato, lavativo, come se con la sua partecipazione stesse facendo un favore a qualcuno. Eppure Dani Pedrosa è lì, presente. Spesso lo si dimentica in quelle posizioni oltre il podio, in quelle poco combattive che non attirano l’attenzione della telecronaca o delle telecamere. Poi però esce fuori un uragano pronto a spazzare via qualsiasi rivale gli si ponga davanti, esattamente come è successo nello scorso GP di Motegi. Pochi minuti per rivoluzionare un’intera gara, contro le previsioni che non lo vedono partecipe, contro tutto e tutti. Arriva e spazza via i contendenti al titolo mondiale, come un soffio sulla polvere.