Marc Marquez, voto 10: Il ritorno del re. Veloce come il vento, teso come una corda di violino, indossa il suo casco a stelle e strisce e si fionda come la freccia di un arco direttamente nella parte alta del podio. Cappello da cowboy e nessuna sbavatura per l’ex campione del mondo. The perfect man.
Jorge Lorenzo, voto 7: La fortuna soffia un vento favorevole. Gli unici piloti in grado di potergli dare fastidio si bersagliano tra loro e si fanno esplodere come un’autobomba intrisa di tritolo. La sua forza è mantenersi in piedi seduto su due ruote. Equilibrista.
Andrea Iannone, voto 7: Nel momento giusto al posto giusto. Un regalo gradito come uno strike umano non si rifiuta mai, questo gli permette di esaltare il proprio ego fino a toccare le pendici del podio. Una partenza che lascia l’amaro in bocca e il punto interrogativo di un “Se non fossero caduti davanti a lui…”
Maverick Vinales, voto 6,5: Partenza tentennante, il raggio di sole si nasconde tra le nuvole del Texas, un po’ tornado, un po’ leggera brezza marina. E’ tempo di motomercato e dicerie che bisbigliano il suo nome e cognome all’infinito. Riegheggia nell’aria come prossimo top rider, ma le voci si spengono insieme ad un quarto posto in regalo dai big assenti.
Andrea Dovizioso, voto 6: Game over. Il ducatista sembra aver disegnato sulla fiancata della moto un bersaglio trasparente agli occhi di chi non indossa il casco. Viene centrato in pieno per la seconda settimana consecutiva, evitando al millesimo il trancio netto delle gambe. L’agnello sacrificante.
Dani Pedrosa, voto 4: Pecca di grinta, tenacia e continuità. E’ perennemente accusato di possedere un carattere quasi assente, l’eterno secondo, il potrebbe ma non si applica della MotoGP. Il suo errore costa caro a Dovizioso, ma in quanto a lezione umana e di sportività ci si inginocchia davanti al capo cosparso di cenere dello spagnolo. Santo subito.
Valentino Rossi, voto 3: Difficile ingoiare zero punti in un campionato che si presenta come un prato fiorito delimitato dalla ferocia dei pitbull. Strisciare sull’asfalto sgusciando come una tartaruga in ritirata non è proprio ciò che ci si aspetta da un nove volte campione del mondo. Il primo posto diventa lontano come il miraggio di un’oasi nel deserto. Siddharta.
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