Breve ma intensa la scalata al successo del giovane pilota baleare Joan Mir, da domenica Campione del Mondo della MotoGP. Il suo debutto nel Mondiale avviene nel 2016 (a onor del vero realizzò anche una gara come sostituto l’anno precedente). Il Leopard Racing Team lo ospita al proprio interno nella minore delle categorie e con loro vince il titolo mondiale nel 2017. Dopo una sola stagione in Moto2, Mir è pronto a debuttare nella classe regina nel team Suzuki Ecstar dove affianca Alex Rins; il primo anno di apprendistato si conclude con una seconda parte costante e fruttifera e solamente 12 mesi più tardi si laurea Campione del Mondo con Suzuki. Un risultato che per questo ha ancora più risalto.
Ma andiamo per gradi. Joan muove i primi passi, o meglio realizza i primi giri in pista all’età di 10 anni; tra il 2009 ed il 2011 è Campione delle Isole Baleari in diverse categorie di minimoto e minimotard. Nel 2013 è la volta della Red Bull Rookies Cup, campionato di contorno al Motomondiale utile ai giovani talenti per farsi notare ed approdare al Campionato del mondo; qui si classifica nono all’esordio ma nella stagione seguente è vice-campione. Nel 2015 invece il quasi diciottenne Mir corre nel CEV col team Leopard e conclude la stagione con un buon quarto posto, nello stesso anno per il Gran Premio d’Australia sostituisce l’infortunato Hiroki Ono nel Mondiale di Moto3, gara che però si concluderà con un ritiro.
L’anno seguente, il 2016, è quello del vero e proprio debutto nel Mondiale, già perché questa volta la sua è una presenza fissa ed il team che si affida al talento maiorchino è sempre il Leopard. Nella prima stagione è motorizzato KTM e come risultati decisamente rilevanti ottiene una vittoria e tre podi totali con il quinto piazzamento in classifica generale. Il ghiaccio è ormai rotto e l’anno seguente corre in sella ad una Honda all’interno della stessa struttura, questa volta però dominando la scena ed agguantando ben 10 vittorie (Qatar, Argentina, Le Mans, Barcellona, Sachsenring, Brno, Austria, Aragón, Australia e Malesia), due secondi ed un terzo posto. A parte la gara giapponese, va praticamente sempre a punti. Questa costanza gli consegna il titolo mondiale nella minore delle classi con gare di anticipo. Il che può significare soltanto una cosa, il salto di categoria e quindi l’approdo alla Moto2 dove nel 2018 corre nel team Marc VDS in sella ad una Kalex conquistando nel suo primo ed unico anno nella classe intermedia quattro podi ed un sesto posto generale. A questo punto la MotoGP non può che essere interessata a lui, ed in particolar modo lo sono Davide Brivio e Suzuki che lo ingaggiano per affiancare Alex Rins.
Il capitolo MotoGP si apre con una buona annata, nonostante tre ritiri e due gare saltate per via di un infortunio; Mir infatti per ben dieci volte si collocherà in top 10 ottenendo come miglior risultato un quinto piazzamento e classificandosi a fine stagione dodicesimo. Il 2020 è un anno particolare, il calendario viene completamente modificato a causa della pandemia che sta coinvolgendo l’intero globo, la totalità delle gare si svolge in Europa e spesso strutture come il Circuito di Misano ad esempio ospitano addirittura due weekend di gara consecutivi. In questo scenario il giovane Campione sale per ben sette volte sul podio, vincendo a Valencia il Gran Premio d’Europa, una settimana esatta prima di ottenere la corona d’alloro. Nonostante la stagione fosse iniziata con un ritiro, cosa avvenuta poi anche a Brno, è stato lui il più costante della stagione e con una gara di anticipo diventa il Campione del Mondo della MotoGP 2020.
Il suo tragitto come abbiamo per l’appunto raccontato non è stato così lungo, a soli cinque anni dal debutto nel mondiale, Mir ha trionfato sia in Moto3 che in MotoGP ed è il primo a riuscirvi (dal pensionamento della 125cc). Questo non è l’unico record per il giovane maiorchino, appena 23 anni, che riporta Suzuki sul tetto del mondo della classe regina dopo vent’anni di digiuno (l’ultimo Campione a vestire tali colori fu Kenny Roberts Jr nel 2000) e diventa il sesto a riuscire in tale impresa (prima di lui soltanto Barry Sheene nel 1976 e 1977, Marco Lucchinelli nel 1981, Franco Uncini nel 1982, Kevin Schwantz nel 1993 ed appunto Roberts Jr nel 2000). Questo enorme risultato, giunto per altro a soli sei anni dal rientro in MotoGP, arriva per la Casa di Hamamatsu in un’annata speciale, quella del 100° anniversario.
Joan Mir: “Vincere il mondiale è speciale con qualsiasi Casa ma con Suzuki lo è ancor di più. Quella di firmare il contratto con loro all’epoca fu una scelta abbastanza coraggiosa, non mi aspettavo di essere competitivo sulla moto già al secondo anno, credevo che avrebbe richiesto più tempo. Ottenere il titolo con loro dunque aggiunge un significato extra a questo risultato. Nella mia carriera, anno dopo anno, sono riuscito ad adattarmi in fretta alle moto che ho guidato, la crescita per cui è stata rapida. Questa è la ragione chiave per cui al secondo anno nella classe regina sono riuscito a lottare per il titolo e ad ottenerlo. Ho probabilmente sacrificato un anno in Moto2, mi sarebbe piaciuto disputare almeno un biennio lì, come accade di solito, ma la situazione all’epoca non era ideale, per cui la decisione di andare direttamente in MotoGP è stata quella corretta.”
Cosa guida Valentino Rossi lontano dalle piste? Un modello che riflette il suo lato più…
Gli accessori per motociclisti più utilizzati in Italia riflettono un mix di sicurezza, comfort e…
Yamaha T-Max e Honda SH si contendono il mercato degli scooter, ma qual è il…
Matteo Salvini e la passione che non ha mai nascosto al pubblico: un lato meno…
Le novità di EICMA 2024 celebrano il meglio del motociclismo: modelli iconici, innovazioni elettriche e…
Un viaggio nei record di Marc Marquez in MotoGP, dalle sue vittorie ai primati che…