Il circus della MotoGP mette la freccia e si dirige verso la pausa estiva dopo l’appassionante ottava prova del campionato tenutasi ad Assen. La competizione riprenderà il suo corso nel primo fine settimana di agosto, con il ritorno in pista fissato per Silverstone, Gran Bretagna. Questo riposo forzato non potrebbe essere arrivato in un momento migliore, considerando l’avvio adrenalinico e impegnativo che ha caratterizzato la stagione fino ad ora.
Due dei protagonisti di spicco, Marc Marquez e Fabio Quartararo, attendono con ansia questa sosta, dato l’avvio di campionato travagliato che hanno vissuto. Marquez è alle prese con una sequenza di risultati negativi senza precedenti, culminata con l’assenza in pista nella tappa olandese, mentre Quartararo deve far fronte a problemi fisici, con un intervento chirurgico previsto all’alluce sinistro dopo la caduta in gara.
Né il talento di Marquez né l’esperienza della sua squadra Honda sono riusciti a invertire una tendenza negativa che dura da troppo tempo per il pilota spagnolo. Allo stesso modo, Quartararo e la squadra Yamaha stanno cercando di risolvere le proprie difficoltà.
Nella classifica generale le posizioni dei due piloti esprimono appieno la storia delle loro problematiche. Marquez, con soli 15 punti, occupa il 19° posto, lontano anni luce dai 194 di Francesco Bagnaia, leader della MotoGP, mentre Quartararo, nonostante un podio ottenuto ad Assen grazie a circostanze favorevoli, si trova in 9° posizione con 64 punti.
Il quadro della classifica generale della MotoGP rivela che la Honda, in questo momento, ha in Alex Rins, il suo miglior pilota, ma il gap dello spagnolo (13° con 47 punti) dalla vetta della classifica è spaventoso rispetto ai 194 punti di Bagnaia. Seguono Takaaki Nakagami, Marc Marquez, Joan Mir e Stefan Bradl, rispettivamente al 16°, 19°, 26° e 27° posto. Non se la passa molto meglio la Yamaha, anche se Quartararo (9° con 64 punti) e Morbidelli (11° con 57 punti), hanno raccolto comunque qualche punticino in più.
Questa situazione è l’emblema dei problemi incontrati dai piloti Honda durante questa stagione, coinvolti in incidenti in prova o in gara, spesso a causa dei rischi assunti nel tentativo di compensare le mancanze della loro moto con stili di guida da alcuni considerati addirittura “pericolosi”. Una Honda così poco competitiva, e in particolare un Marc Marquez in queste condizioni, non giova a nessuno: né ai piloti né ai team avversari, né all’immagine della MotoGP. Analogamente, anche la Yamaha ha riscontrato significative difficoltà.
C’è da specificare tuttavia che non è certo colpa della Ducati se le sue moto e i suoi piloti, sia ufficiali che non, stanno dominando il campionato. Stesso discorso vale per KTM e Aprilia, che, pur non raggiungendo la supremazia della Ducati, si sono rivelati competitivi e in posizione avanzata rispetto ai competitor giapponesi.
Ducati, KTM e Aprilia del resto stanno raccogliendo i frutti di anni di duro lavoro e di scelte accurate sul fronte tecnico e agonistico. La loro performance attuale è il risultato di un investimento a lungo termine, e c’è da aspettarsi ancora molto da questi produttori nella seconda parte della stagione.
È indiscutibile che il valore della vittoria sia amplificato quando gli avversari sono presenti in pista con la loro piena potenzialità competitiva. Senza dubbio, un campionato con più scuderie in grado di lottare per la vittoria aggiunge un elemento di suspense che rende il campionato più interessante per tutti, e anche il successo personale dei singoli piloti risulta più appagante.
Anche Ducati, KTM e Aprilia in passato hanno sfruttato efficacemente il sistema delle “concessioni” introdotto nel 2016. Un sistema ideato per consentire ai team con un gap tecnico di avvicinarsi ai leader attraverso la possibilità di svolgere test privati e di sviluppare le loro moto in modo più flessibile, e pur non essendo una soluzione “magica”, hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo e sulla competitività delle moto.
Grazie a questi cambiamenti regolamentari, scuderie che un tempo erano indietro come Ducati, e poi Suzuki, KTM e Aprilia, hanno potuto fare passi da gigante, traducendo il progresso in risultati positivi. Tuttavia, ogni team ha una visione diversa delle concessioni: sono ben accette quando si è beneficiari, meno quando si vede un avversario trarne vantaggio.
L’attuale scenario della MotoGP, e in particolare le difficoltà tecniche che stanno affrontando Honda e Yamaha, ha riportato in auge la questione delle concessioni, e nonostante questa regola sia tuttora in vigore, nessun team la sta attualmente sfruttando.
Sia Honda che Yamaha non sembrano in grado di colmare il deficit tecnico rispetto alle case europee, complici anche i limiti di sviluppo imposti dalla riduzione dei test, e di fronte a questa situazione, mamma Dorna, sta considerando di rivedere i regolamenti per permettere alle due case giapponesi di recuperare il proprio gap rispetto ai competitor europei, con Ducati in testa.
Il nocciolo della questione, anzi, della “tensione”, è che la regolamentazione attuale non permetterebbe l’assegnazione delle concessioni alle due case giapponesi, poiché nei primi otto Gran Premi del 2023 fin qui disputati, sia Honda che Yamaha hanno già ottenuto risultati significativi: la Honda con i podi di Marquez e Espargaro e la vittoria di Rins ad Austin, mentre la Yamaha con i due terzi posti di Quartararo ad Austin e ad Assen.
Questa situazione però preoccupa l’organizzatore della MotpGP perché alimenta un serio rischio di “pausa di riflessione” per le due case giapponesi, una prospettiva che potrebbe essere un colpo devastante per il Motomondiale, e che metterebbe Carmelo Ezpeleta nelle condizioni di chiedere a Ducati, KTM e Aprilia di permettere a Honda e Yamaha di usufruire delle concessioni il più presto possibile.
Nonostante gli approcci iniziali del patron della Dorna, sembra che le tre case europee non siano inclini ad accettare questa “concessione”, e le parole di Massimo Rivola (Aprilia), sono una sentenza “Honda e Yamaha non soddisfano i requisiti per ottenere le concessioni, quindi non accetteremo”.
Le preoccupazioni espresse dai protagonisti di questo scenario sono comprensibili. Tuttavia, ciò che è in gioco qui è il futuro della MotoGP, e del Motomondiale in generale. Questo dovrebbe interessare tutti i partecipanti, che dovrebbero guardare oltre il proprio “orto” e considerare la visione globale, ovvero la competitività del campionato e la salvaguardia dei team storici in questo momento di difficoltà.
Del resto stiamo parlando di due case che hanno fatto la storia di questo sport, e che sono state tra i protagonisti principali delle competizioni più prestigiose. Honda e Yamaha hanno conquistato più titoli di chiunque altro nella storia del Motomondiale, e la sola idea di arrivare ad un muro contro muro con una possibile exit strategy delle case giapponesi che potrebbe essere il ritiro dalle gare non farebbe il bene di nessuno.
Entrambe le parti hanno punti di vista validi in questa discussione. Chi vorrebbe estendere immediatamente le concessioni a Honda e Yamaha, e chi oppone resistenza, hanno entrambi le proprie ragioni. Nelle corse, come in ogni sport che si rispetti, tuttavia, i valori in campo possono cambiare da un momento all’altro, e chi comanda potrebbe all’improvviso trovarsi a fare da comprimario.
Dorna e FIM hanno molte opzioni per convincere Ducati, KTM e Aprilia ad accettare l’estensione delle concessioni alle case giapponesi. Dalla centralina unica, alle appendici aerodinamiche, le possibilità di “convincere” gli intransigenti sono varie, ma resta il fatto che non è corretto cambiare i valori in campo tramite l’imposizione di nuove regole. È evidente che le parti dovranno trovare un accordo che tenga in considerazione sia l’integrità del campionato che la necessità di conservare il valore storico e competitivo dei suoi principali attori.
Una sola domanda ci fa storcere un po’ il naso “Honda e Yamaha hanno letteralmente dominato la scena per decenni, con gli avversari sempre costretti a rincorrere e a metterci una pezza. Perché adesso, che il ‘potere tecnico’ si è temporaneamente trasferito in Europa, le big giapponesi non dovrebbero accettare un ruolo minore, come hanno sempre fatto le altre case, in attesa di tornare ai fasti di qualche stagione fa? Perché nelle difficoltà, la strategia più gettonata dovrebbe essere quella di affossare un campionato che sta cercando di ritrovare la sua dimensione dopo l’addio di Rossi, autoeliminandosi dalla competizione per alcune stagioni?”.
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