La Red Bull Racing è, attualmente, la squadra campione in carica nella categoria regina del Motorsport. Ecco come è nato il progetto anglo-austriaco.
L’inno olandese è diventato tra i più famosi al mondo, grazie alle performance di Max Verstappen. Quest’ultimo è il punto di riferimento in pista, grazie al lavoro di straordinari tecnici che hanno impreziosito la bacheca di Milton Keynes. La Red Bull Racing, grazie alla passione del compianto Dietrich Mateschitz, è divenuta una delle squadre più vincenti di sempre.
La Red Bull Racing ha dominato nell’ultima era termica della F1 con Sebastian Vettel e ha replicato nella nuova era ibrida con le auto ad effetto suolo con Max Verstappen. Quest’ultimo, salvo clamorose sorprese, agguanterà a quota 4 mondiali di fila Sebastian Vettel. Il figlio d’arte di Jos, a differenza della fase vissuta dal tedesco post trionfi, appare essere il favorito anche in chiave futura in F1. In totale, il team di Milton Keynes ha vinto 7 titoli piloti e 6 costruttori, raggiungendo in pochi anni i numeri delle squadre storiche.
Dopo aver abbandonato i motori Renault che avevano accompagnato la prima fase vittoriosa del team, a Milton Keynes hanno trovato la quadra con le Power Unit Honda. Il gruppo di tecnici, capitanati dal progettista Adrian Newey ha partorito una wing car imbattibile. Il progetto della squadra anglo-austriaca parte da lontano.
L’esordio assoluto della squadra avvenne nel 2005, con il team di Milton Keynes che puntò sull’ex McLaren Mercedes, David Coulthard ed il giovane Christian Klien. Il team dimostrò subito di non essere arrivata in griglia per fare numero. Nel 2006 il driver scozzese concluse al terzo posto regalando la prima gioia a Christian Horner.
Il team principal inglese ha modellato una armata fenomenale in tutti i comparti. La squadra era nata nelle factory della Jaguar, costruita, a propria volta, dalle ceneri della Stewart. Quest’ultima fu creata dal mitico Jackie, tre volte campione del mondo negli anni ’70.
Nel 1997 la Stewart ottenne i primi risultati con Rubens Barrichello. Il primo podio a Monaco fu una festa inaspettata. Nell’avventura nel team inglese i compagni di squadra del brasiliano furono Jan Magnussen, padre di Kevin della Haas, Jos Verstappen, padre di Max, e nel 1999 il successo della squadra fu coronato dalla vittoria di Johnny Herbert nel GP d’Europa al Nurburgring, noto per la gomma sparita dalla Ferrari di Eddie Irvine al pit-stop e per colpi di scena degni di una pellicola hollywoodiana.
Rubens Barrichello, invece, siglò tre terze posizioni, ad Imola, Magny-Cours e proprio al Nurburgring. Alla fine di quel campionato, la Jaguar comprò la Stewart e rimase in F1 dal 2000 al 2004. Proprio Eddie Irvine fu la punta di diamante della squadra inglese. Fallito il progetto intervenne la Red Bull Racing. La stabilità economica dell’azienda dei tori rossi diede un’altra dimensione al team di Milton Keynes.
L’acquisto della Minardi risultò indispensabile per la creazione di uno junior team come la Toro Rosso in cui sono stati allevati, fra gli altri, Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo, Max Verstappen, Carlos Sainz, Yuki Tsunoda. Il futuro della Red Bull Racing è florido. Salvo autodistruzioni interne per il caso Horner, godono di un comparto tecnico di primissimo livello e possono fare affidamento sul miglior talento dell’era moderna. Max Verstappen è uno dei campioni indiscussi, destinato a diventare il driver più vincente di sempre.
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