La F1 è una categoria dove la strategia vuole la sua parte, ed oggi vi spiegheremo cos’è un undercut. Ecco i dettagli.
Il mondiale di F1 targato 2024 si è aperto nel segno del dominio di Max Verstappen e della Red Bull, che a Sakhir ed a Jeddah hanno imposto una superiorità devastante, con Sergio Perez che ha garantito al team di Milton Keynes l’ottenimento di due doppiette. La Ferrari occupa il ruolo di seconda forza, a seguito di un gran lavoro svolto nel corso dell’inverno, ma c’è ancora tanto lavoro da fare per sfidare i campioni del mondo.
Il gap è talmente elevato che non bastano neanche le strategie per cercare di inventarsi qualcosa di diverso ed attaccare le RB20, nella speranza che presto possa esserci maggiore equilibrio. La F1 ha bisogno che le carte si rimescolino, in modo che anche le tattiche possano tornare ad assumere l’importanza avuta in passato. Nelle prossime righe, vi sveleremo un termine tecnico importante.
In F1 si è iniziato ad utilizzare il termine undercut in maniera molto frequente a partire dal 2011, vale a dire in contemporanea con l’avvento delle gomme Pirelli. A differenza delle Bridgestone, che erano molto più resistenti nella durata dello stint, i pneumatici del costruttore milanese offrono grandi differenze tra quando sono vecchi e quando vengono appena montati, aspetto che è andato a modificare del tutto le strategie.
In sostanza, l’undercut si verifica quando un pilota rientra in anticipo rispetto a colui che lo precede, strappandogli la posizione con un giro veloce su gomma più fresca. Per farvi un esempio, in un duello tra due piloti, colui che si trova alle spalle e non è troppo staccato viene richiamato ai box, montando una gomma fresca.
Rientrando in pista, può sfruttare livelli di grip molto più elevati, e quando il rivela va ai box a propria volta, è in grado di balzargli davanti. La F1 è così provvista della tattica dell’undercut, che permette a chi si ferma prima di trarre un grande vantaggio. In passato, soprattutto nell’epoca compresa tra il 1993 ed il 2009, quando si effettuavano i rifornimenti in gara, la situazione era diametralmente opposta, e chi si fermava più tardi era sempre il favorito.
Infatti, colui che si fermava prima montava gomme nuove, ma imbarcava anche più carburante, risultando più lento di chi restava in pista. Grazie ad un maggior costanza delle gomme all’epoca rispetto a quelle odierne, a fare la differenza era il minor carico di carburante, che consentiva ai piloti di effettuare giri da qualifica prima di rientare ai box e fare il pit-stop.
In tutto ciò erano maestri in casa Ferrari, e fu proprio questa la tattica che portò Michael Schumacher al mondiale nel 2000, quando riuscì a battere la McLaren di Mika Hakkinen al GP del Giappone. Con l’eliminazione dei rifornimenti, purtroppo, quesa variabile è andata perduta, ed ora le tattiche di gara sono molto più scontate, essendo legate solamente alle gomme.
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