La Formula 1 è un punto di arrivo per soli 20 piloti. Arrivarci rappresenta un traguardo che soltanto i migliori del mondo possono vantare.
Ogni anno milioni di ragazzini, nel mondo, gareggiano nel sim racing o indossano un casco in un kartodromo con la speranza di diventare abili come Max Verstappen. I successi dei campioni della F1 ispirano, ciclicamente, una nuova generazione di maschietti, e da qualche anno anche di femmine, a prendere parte agli eventi di kart.
È proprio su questi mezzi che la maggior parte dei piloti incomincia a muovere j primi passi in pista. Il talento, solitamente, non tarda ad emergere in certi ambienti. La velocità pura è un qualcosa di innato, così come il controllo del mezzo o la rapidità nelle scalate di marcia.
Ad essere problematica è la questione economica. Storie come quelle di Lewis Hamilton, cresciuto a pane e sacrifici familiari, oggi sono sempre più rare. Per correre anche sui kart servono degli investimenti impressionanti con un grosso punto interrogativo sulla concreta possibilità di diventare dei pro.
Il Motorsport è molto variegato e non esiste solo la F1, ma nelle altre categorie girano dei soldi oggi piuttosto limitati. E’ logico che un campione di Rally o di Formula E non se la passa male, ma per i piloti di fascia minore non ci sono riconoscimenti, sponsor e titoloni sui giornali.
La vita di un pilota è ricca di incognite e rischi. Per vivere questo percorso che può condurre alla massima espressione dell’automobilismo servono spalle molto coperte. Le pressioni arrivano a prescindere, tuttavia ad essere impattanti sono le conseguenze economiche in caso di fallimenti.
Un tempo il percorso era meno lineare ma meno dispendioso. I piloti paganti o figli d’arte sono sempre esisti ma la portata dell’investimento era minima rispetto ad ora. Non è un caso che tanti giovani emergenti provengano da famiglie multimilionarie. A volte non bastano per farsi strada nemmeno valigie piene di milioni.
Ne sanno qualcosa Latifi e Mazepin, divenuti veri zimbelli del circus per le loro scarse performance. C’è chi come Lance Stroll ha la fortuna di avere un padre appassionato e miliardario, proprietario dell’Aston Martin, e chi è riuscito ad emergere grazie ad un cognome importante, come Mick Schumacher.
Nel Motorsport il talento non basta. Per emergere occorre avere anche delle buone conoscenze e tanti, tantissimi soldi. Una stagione in Formula 4 costa circa 300.000 euro. Con la Formula 3 le cifre aumentano sensibilmente, portando il dato tra i 900.000 euro e un 1,3 milione. Dati impressionanti che mettono in primo piano le posizioni dei giovanissimi che si danno battaglia nelle classi propedeutiche alla Formula 1. Ecco le piste più complicate del calendario.
C’è solo una speranza per coloro che sognano di diventare il nuovo Verstappen, ovvero entrare in una Academy. Benché anch’esse nascondano dei costi importanti, le Academy dei top team rappresentano l’unico appiglio per avere una carriera di altissimo profilo. Quella RB ha lanciato i campioni Vettel e Verstappen, ma anche l’FDA ha promosso il talento di Leclerc e, recentemente, dato una occasione al diciottenne Oliver Bearman.
La categoria regina del Motorsport, inoltre, è sempre più ad appannaggio di ragazzi giovani. Un tempo il percorso premiava la costanza di uomini maturi. Oggi un ragazzino deve avere già la mentalità del campione per scalare le classifiche e farsi notare dall’Helmut Marko di turno per inserirsi nelle dinamiche del circus più ambito del mondo.
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