Le monoposto di F1 sono note in tutte il mondo per le incredibili velocità in curva. Le wing car vantano potenze da pelle d’oca.
Per comprendere al 100% l’abilità dei piloti a bordo delle nuove auto ad effetto suolo vi consigliamo di andare in pista. Solo dal vivo si ha, realmente, la percezione di quanto vadano forte le macchine di F1. I cavalieri del rischio sono bravissimi a danzare tra i cordoli, dando sfoggio di abilità che tutti i talenti delle categorie propedeutiche sognano di avere.
Per arrivare a guidare le 20 auto più ambite al mondo i driver sono sottoposti ad un allenamento molto serrato. Le vetture di un tempo, con motori V12, V10 e V8, erano molto più imprevedibili, ma in termini di prestazioni pure le moderne wing car rappresentano il non plus ultra. Le velocità di punta sono solo una delle caratteristiche che mettono i brividi. I driver, dal 2022, hanno potuto riabbracciare dei concetti aerodinamici che erano rimasti sotto un telo per 40 anni.
Le ultime auto ad effetto suolo in F1 si erano viste per l’ultima volta nel 1982. Ai tempi le battaglie erano risultate molto più serrate di quelle attuali, ma i vertici temettero per la sicurezza. A quel punto furono abolite. I vertici attuali della F1 hanno deciso di riportare in auge il circus con una riproposizione 2.0 di queste vetture. Sarebbero dovute rimanere molto vicine tra loro, abbattendo con una aerodinamica semplificata i vortici di aria sporca, ma a dominare la scena è stata una sola squadra. Con il congelamento dei motori le monoposto anglo-austriache motorizzate Honda hanno avuto un evidente vantaggio.
Il progettista più vincente della storia della F1, Adrian Newey, ha reinterpretato, in chiave moderna e in modo impeccabile, gli elementi principali delle auto ad effetto suolo, elaborando vetture imbattibili. La Red Bull Racing ha vinto gli ultimi Mondiali con largo anticipo. I motori sono rimasti gli stessi della precedente generazione. Si tratta di V6 ibridi che raggiungono i 1000 CV.
Facendo un passo indietro, negli anni ’70 furono create delle vetture molto più prestazionali e potenti. I trionfi della Ferrari nel 1975 con Niki Lauda avvennero con una 312 T da ben 3000 di cilindrata. I V12, nel 1977 e nel 1979, con Jody Scheckter, fecero grande il Cavallino. Negli anni ’80 si scese a cilindrate più basse, con i motori 1500 cc, per poi rivedere in pista, negli anni ’90, delle vetture potentissime con V10 da 3000 di cilindrata.
L’ultimo Mondiale vinto dalla Rossa, nel 2007, con Kimi Raikkonen protagonista, venne impreziosito dalla cavalleria di un 2.4 di cilindrata della F2007. Sino al 2023 gli autodromi erano dei teatri dove si potevano sentire delle sinfonie. Il passaggio ai motori ibridi ha, certamente, limitato il sound. Le auto sono diventate molto più pesanti e silenziose.
Nel 2026 la componente elettrica sarà anche superiore, rendendo ancor più complesso per i fan nutrire un interesse per le PU 1600 cc. Più che la potenza in sé è proprio il sound il problema. Mike Hawthorn vinse con una 246 F1 in grado di esaltare un motore V6 e con 2500 di cilindrata, ma erano motori 100% termici e questo faceva tutta la differenza del mondo.
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