Quando i tecnici della Ducati, alla vigilia del progetto che li ha rilanciato nel motociclismo, hanno dovuto scegliere il nome della moto hanno preso una decisione ben precisa.
La Ducati sta riscrivendo tutti i record storici della top class. Il suo percorso non è stato privo di ostacoli. Ogni nuovo modello realizzato dal 2003, anno del debutto in MotoGP, al 2015 manteneva il medesimo nome e veniva identificato da una sigla che indicava l’anno di debutto. Le moto delle ultime stagioni hanno mantenuto la denominazione Desmosedici, ma si distinguono per l’anno e la sigla GP.
Francesco Bagnaia, Enea Bastianini, Jorge Martin e Franco Morbidelli guidano una GP24, mentre i fratelli Marquez e i rider del team di Valentino Rossi possono fare affidamento sulle GP23. Da anni la casa di Borgo Panigale può vantare 8 Desmosedici in pista.
I team clienti, infatti, hanno deciso di investire sui bolidi emiliani per i risultati di spessore ottenuti nel corso degli ultimi anni. La Ducati ha avuto una risalita tecnica ed economica, riuscendo ad arrivare in alto, tracciando una strada abbandonata all’inizio degli anni ’70.
La Ducati si era concentrata sul Campionato del Mondo delle moto derivate di serie. In Superbike arrivarono risultati di spessore. L’intenzione dei vertici del brand, oggi facente parte del Gruppo VW, era quella di affermarsi in tutte le categorie del motociclismo, piegando la supremazia tecnica dei costruttori giapponesi. Per arrivare in alto ci è voluto tantissimo tempo. La MotoGP con i nuovi motori 1000 a quattro tempi andò incontro al DNA dei propulsori della casa di Borgo Panigale.
La prima Desmosedici fu svelata al pubblico in occasione del Gran Premio d’Italia 2002 al Mugello, prendendo parte poi ai test collettivi che si tennero il lunedì dopo l’ultima corsa dell’anno. Le moto vennero affidate all’esperto pilota Troy Bayliss e a Loris Capirossi. I due centauri debuttarono bene nel 2003, riuscendo ad ottenere anche grandi risultati già dalla prima stagione.
Ducati, da dove è nato il nome Desmosedici
Il progetto Desmosedici è stato partorito da un gruppo di tecnici di altissimo profilo, composta dall’ing. Filippo Preziosi, con la collaborazione di Alan Jenkins e sotto la guida di Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati Corse. Un tempo le Ducati facevano affidamento, principalmente, alla potenza dei motori per scatenare sul dritto una cavalleria impareggiabile. L’erogazione sui rettilinei ha fatto la fortuna di Casey Stoner, primo storico campione del mondo della casa di Borgo Panigale.
Dopo la parentesi sfortunata targata Valentino Rossi, la Ducati è rinata grazie alle soluzioni tecniche ideate dall’ing. Dall’Igna e alle performance di Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo. Nel 2020 è arrivato il primo titolo costruttori di questa nuova era, grazie alla premiata ditta Dovi – Petrucci. Dal 2021 in avanti si è aperto un ciclo di trionfi, impreziosito dai titoli mondiali di Pecco Bagnaia nel 2022 e nel 2023. Persino Marquez è sbarcato nell’universo Ducati.
Nel corso delle ultime annate la moto emiliana è stata sottoposta a evoluzioni e sviluppi mirati. Il nome Desmosedici rappresenta la caratteristica principale del motore, dotato di distribuzione desmodromica a sedici valvole. La sigla GP sta a indicare che è la moto impiegata nella categoria MotoGP, mentre il numero seguente rappresentava l’anno di debutto della moto. Il segreto? Si optò per un’architettura a 4 cilindri a V di 90°, soluzione che è rimasta immutata sino ad oggi.