I piloti dell’attuale griglia di F1 sono degli atleti straordinari sul piano fisico, oltre a possedere un talento naturale per la velocità.
In pista i driver viaggiano a velocità supersoniche e lo fanno avvolti da tute pesanti e che preservano il fisico in caso di incendio. Le moderne tecnologie hanno reso molto più sicura la vita a bordo delle monoposto, ma i rischi sono comunque elevati. Per affrontare il più ampio calendario nella storia della F1 occorre coraggio e una predisposizione al sacrificio.
Sui social o attraversa la realtà trasposta di serie TV come Drive to Survive, emergono i lati migliori della routine di un pilota di F1. La loro vita sembra fatata, circondati da lusso, belle donne ed auto sportive. Per arrivare ai massimi livelli, però, vanno affrontati sacrifici importanti. Sin da bambini i piloti sono costretti ad un regime pressante. Trasferte nazionali ed internazionali, eventi dove non è lecito fallire determinano uno stress importante.
Devono fare tantissime attività sportive associate all’allenamento in pista. Si sottopongono a pesanti workout in palestra per fortificare alcuni gruppi muscolari. Nuotano, corrono, pedalano per sottoporre braccia e gambe a sollecitazioni costanti. La zona del collo è quella più delicata perché deve sopportare delle punte di 5-6 G laterali nelle curve più rapide. Un driver deve essere pronto anche a subire pesanti decelerazioni in caso di incidenti.
Gli impatti contro le barriere delle piste causerebbero delle conseguenze pesantissime per dei comuni mortali. Gli abitacoli delle F1 sono, estremamente, sicuri ma le fratture ai piloti sarebbero superiori se non fosse, adeguatamente, pronti ad affrontare degli schianti. La Formula 1 non è una disciplina adatta a tutti.
Solo i migliori riescono ad arrivare ai vertici e a rimanerci per tantissimi anni. Basti osservare la longevità di Fernando Alonso che, ad oltre 40 anni, conserva una fisicità olimpica. Per farlo occorre una alimentazione mirata. Oltre ai personal trainer, fisioterapisti e, a volte, psicologici, la vita di un driver di F1 è scandita anche da incontri con nutrizionisti.
Il fisico di alcuni piloti è cambiato molto con gli anni. Un tempo si arrivava in F1 con strutture più pesanti e non mancavano fumatori e abusi di alcol. A cambiare le carte in regola sono stati due straordinari interpreti del circus, ovvero Ayrton Senna e Michael Schumacher. Furono i primi a trattare il proprio corpo come un tempio, concentrandosi sull’allenamento misto e una alimentazione curata tutto l’anno. La preparazione, infatti, non è limitata solo ai weekend di gara, ma va a coprire tutti i mesi del calendario.
In un GP che dura oltre un’ora e mezza il pranzo consumato prima dello spegnimento dei semafori deve risultare piuttosto leggero e digeribile, ed è a base di riso integrale, soia e verdure. Accanto al cibo c’è bisogno di bevande particolari, come il tè, soprattutto verde, o il caffè. Durante le corse i piloti possono bere tramite un apposito serbatoio con cannuccia infilata nel casco. Dopo le gare, invece, si mangiano dei biscotti
Spesso, dopo le gare, si mangiano biscotti con la marmellata, ma soprattutto si reintegrano i litri persi con bevande ricche di sali minerali. Vi sono appuntamenti del Mondiale dove si perdono svariati kg per le alte temperature e i tassi di umidità elevati. Per evitare svenimenti i piloti sono subito accolti con borracce pronte per una reidratazione completa.
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