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Formula1

Sapete cosa hanno sotto il casco i piloti di F1? Non lo immaginereste mai

I driver di F1 hanno una attrezzatura di altissimo livello. Ecco come funziona la struttura in cui collocano la testa i fenomeni in pista.

Arrivare a gareggiare nel roster dei 20 piloti più forti al mondo rappresenta un obiettivo realizzabile da pochissimi. Occorre uno straordinario talento sin dall’infanzia ma anche grandissimi investimenti. Oggi la struttura delle formule minori è più efficace, ma anche molto più cara rispetto all’epoca d’oro del Motorsport termico.

F1, indumenti sotto il casco (Ansa) Motomondiale.it

Gli investimenti che occorrono per emergere sono diventati proibitivi per i comuni mortali. Per questo i driver hanno bisogno di un patrimonio spropositato per raggiungere anche solo la Formula 2. Se non sono figli d’arte con grandi agganci, nella maggior parte dei casi, sono dei figli di papà con valige piene di soldi. Le attrezzature già da bambini sono costosissime. Spesso si fa riferimento al solo mezzo, ma le svariate tute e caschi che servono non hanno costi bassi. Rappresentano una delle tante voci di spesa in una lunga carriera.

Spesso intervengono gli sponsor per ovviare al problema economico. La sicurezza rappresenta il primo obiettivo da tenere in conto in un abitacolo di un’auto da corsa. Nella storia del Motorsport sono avvenuti immani drammi che, probabilmente, con le wing car e le giuste attrezzature non si sarebbero verificate. Con innovazioni nate dall’esperienza di specialisti che hanno sfruttato anche tragedie come quelle che hanno colpito talenti delle quattro ruote, come Jules Bianchi, sono stati fatti progressi impressionanti.

Dieci anni dopo quel tragico Gran Premio del Giappone di incidenti se ne sono verificati diversi, tra cui quello di Romain Grosjean che rischiò di perdere la vita. Insieme alla FIA il circus ha portato avanti tantissime iniziative. Proprio come in tanti altri settori, prevenire è molto meglio che curare. I piloti sono protetti da caschi avveniristici rispetto a quelli che usiamo noi comuni mortali.

F1, cosa hanno i driver sotto il casco

La sicurezza estrema attuale è nata da immagini tragedie, da Lauda a Senna. L’austriaco si salvò, mentre il brasiliano perse la vita ad Imola. Proprio la morte del tre volte iridato portò la FIA a rivalutare il concetto di rischio. Nonostante i caschi proteggano in modo perfetto la testa dei piloti, sotto il casco ci sono dei passamontagna che devono risultare ignifughi e approvati dalla FIA. La norma della FIA 8856-2000 regola determinati aspetti della sicurezza.

Indumento Sotto casco (Ansa) Motomondiale.it

Di sicuro avrebbero aiutato Lauda ad evitare le ustioni al viso. L’austriaco si salvò grazie all’aiuto dei colleghi, degli operatori sanitari e alla sua straordinaria forza di volontà. Tornò anche in pista ma ai tempi i caschi erano poca cosa, anche in termini di materiali. I sottocaschi dell’epoca non erano all’altezza per evitare infortuni di una tale intensità. Oggi le vetture sono diventate quasi infallibili.

Dopo il crash di Bianchi, invece, si lavorò per il lancio dell’halo. Venne introdotto in F1 nel 2018, modificando radicalmente la zona frontale dell’abitacolo. La barriera ha avuto anche un impatto sull’aspetto visivo, ma ha aiutato ad evitare ulteriore pesantissimi crash. Non esiste la sicurezza assoluta a bordo di bolidi di tale portata. Le tute, i guanti, i caschi ed i sottocaschi sono divenuti super avanzati, tuttavia può succedere ancora di tutto. Nulla, però, è lasciato al caso.

I piloti sono sottoposti a test continui e collaborano per accrescere il livello di sicurezza di tutte le attrezzature tecniche. Sulle nostre pagine vi sono tantissimi approfondimenti sul mondo della Formula 1 e del Motorsport in generale. Conoscete il sistema di punteggio del campionato di F1? Ecco come funziona nel dettaglio.

Davide Russo

Laureato in Giurisprudenza, appassionato delle leggi dei motori. Davide ha iniziato a collaborare con diversi web magazine italiani, spaziando dal Motorsport all’Automotive, con un occhio alle innovazioni e l’altro alle curiosità storiche. Ha un pensiero che è diventato uno stile di vita: “I believe that everyone has a calling, motorsport is my true passion!”.

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