Un problema scuote il mondo delle due ruote. Cosa sta succedendo e perché anche i big potrebbero essere nei guai.
Il 2023 almeno in Italia si è rivelato particolarmente positivo per l’industria motociclistica. In una sorta di effetto traino figlio del post pandemia – periodo che aveva portato molti a spostarsi in maniera autonoma tenendosi lontani da mezzi pubblici di ogni genere – le vendite delle due ruote a motore sono incrementate. Essendoci maggiore richiesta, di conseguenza è aumentata anche la produzione. Nel campo delle auto e delle biciclette si è perfino andati oltre il necessario.
Secondo quanto si apprende però, entrambi i settori starebbero faticando. In particolare, le aziende specializzate nella realizzazione di bici si sarebbero trovate con un surplus di prodotti dopo il boom seguito al Covid ma ora, come ci dicono i numeri, la richiesta è diminuita parecchio, specialmente per quanto concerne quelle tradizionali. Ma il nocciolo della questione può essere ridotto soltanto alla paura di dover fare troppo “magazzino”? A quanto pare no e la spiegazione arriva direttamente da una casa importante del mondo motorbike italiano.
Stando a quanto riportato dal sito Due Ruote, l’amministratore delegato di MV Agusta Luca Martin sarebbe di un’idea molto diversa. La nota e gloriosa Casa lombarda si sarebbe posta l’obiettivo di rilasciare l’esatto numero di pezzi richiesti, così da non deprezzare il valore del marchio sul mercato. L’approccio industriale di riferimento sarebbe quello adottato da brand del lusso come Ferrari. Secondo il ragionamento del manager, i bolidi usciti da Maranello possono permettersi un costo tanto elevato non solo per via della fattura particolarmente curata o per la qualità dei materiali, bensì anche per la scarsità di unità fruibili. Un’offerta limitatissima, fa sì che la vettura diventi super esclusiva e quindi continui ad essere reputata di alto valore.
Se al contrario i costruttori producono più del dovuto per attrarre più compratori gli importi di vendita vengono fatti scendere, scatenando una guerra al ribasso che come conseguenza può avere il fallimento.
Riagganciandoci alla prima riflessione, in Cina, dove si concentra il clou della creazione dei veicoli elettrici le fabbriche devono, secondo legge, rispettare un certo regime di uscite. Il fatto che buona parte dei mezzi resti invenduto fa sì che ad oggi molti complessi siano prossimi alla chiusura. Giusto per evitare allarmarsi, va specificato che il segmento attualmente più vicino a questa crisi risulta quello dell’automobile. Per adesso, quello delle due ruote rimane un settore molto battuto dai compratori. Non si può tuttavia escludere il rischio che, seguendo una politica troppo generosa, anche alcune case motociclistiche possano trovarsi in questo empasse.
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