Il mondo del lavoro nell’industria motociclistica è in subbuglio. Cosa sta succedendo e perché sono intervenute le autorità.
In questa occasione, non c’entrano le emissioni nocive provenienti dagli scarichi dei veicoli prodotti da un’azienda come fu in epoca diesel-gate per Volkswagen, né ci stiamo trovando di fronte ad un grosso richiamo di veicoli causa di difetti produttivi che potrebbero rivelarsi pericolosi per la sicurezza di chi si trova in abitacolo o in sella. Ad accendere le luci sul mondo delle due ruote, su un’azienda nello specifico e a portarlo all’attenzione delle forze dell’ordine è stato qualcosa di più subdolo e non meno preoccupante. Un avvenimento che alla stessa maniera può causare danni irreparabili.
L’evento si è verificato negli Stati Uniti e ha addirittura richiesto l’intervento di un ente governativo. Come sempre in frangenti simili, l’indagine è partita da una denuncia e si è allargata a macchia d’olio, scoperchiando una situazione complessa e ramificata da far venire i brividi. A rendere l’infrazione ancora più pesante, è la natura delle persone coinvolte, tanto che la multa emessa è stata di ben 267.356 euro.
Capita spesso che le autorità deputate ad effettuare verifiche nelle aziende scoprano contratti di lavoro irregolari. In Italia siamo abituati a sentire queste storie, relativamente allo sfruttamento della manodopera straniera, ma anche negli Stati Uniti non sono da meno. Qui però, protagonista è un fornitore di ricambi per motociclette, che opera a stretto contatto con colossi del calibro di Yamaha e John Deere. Il suo nome è Tuff Torq e da quanto si apprende dal Knoxville News Sentinel assoldava 14enni da impegnare sui carrelli elevatori. Una pratica, questa, vietata, in quanto secondo lo statuto solamente gli over 18 possono accedere a quel tipo di macchinari.
Le autorità inviate dal Ministero della Difesa locale avrebbero inoltre trovato fino a dieci ragazzini minorenni all’opera nello stabilimento, a dimostrazione che si tratta di una pratica utilizzata normalmente. Interpellata dal quotidiano succitato, la società madre della Tuff Torq Corporation, ovvero lo Yanmar Group, si è difesa sostenendo che nessuna assunzione era stata conclusa direttamente ma tramite un’agenzia interinale, rimarcando come l’intero gruppo si curi di realizzare i propri prodotti seguendo principi etici solidi.
Tirata in ballo seppur indirettamente, anche la Casa del Diapason ha preso le distanze dall’ingaggio di minorenni. A dispetto dei tentativi di giustificazione, la compagnia è stata costretta a restituire 1,4 milioni di profitti, distribuiti alle vittime della vicenda, per un totale di 140mila euro l’uno.
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