Spesso accusata di riprendere le forme dei veicoli occidentali, la Cina questa volta ha fatto peggio. Ecco gli errori più clamorosi.
Ultimamente la Cina ha fatto grandi passi avanti. Se prima prendeva qua e là le idee degli altri per assemblare delle proprie moto, oggi la qualità è molto cresciuta. Specialmente da quando l’elettrico ha cominciato a diffondersi agevolando il Paese del Dragone che dispone di materie prime e terre rare, l’asticella si è alzata e finalmente anziché prendere in prestito dagli altri, ha iniziato a creare del suo. Sembra quasi superfluo dire che oggi le motociclette di Pechino sono diventate un vero e proprio riferimento.
Anzi, qualcosa di più, perché nessun costruttore, neppure i nipponici, è in grado di replicare la completezza dei loro prodotti in termini di potenza e tecnologia, il tutto ad un prezzo non avvicinabile da nessuno. Come detto però, in passato la storia era diversa e le due ruote made in China erano tutt’altro che belle ed efficaci.
Ed è proprio a questi modelli flop che dedichiamo quest’articolo. E’ interessante notare che diversi modelli sono italiani, a fronte dell’eleganza e riconoscibilità che li hanno sempre contraddistinti e che ovviamente piacciono ad ogni latitudine.
A fare questo gioco della ricerca della copia mal riuscita ci ha pensato il sito InSella.it. Partiamo dalla Moxaio 500 RR. La sua ispirazione era la Ducati Panigale V2. Simile nelle linee, è priva di una componente fondamentale: il motore V4. Restando a Borgo Panigale la Tairong T400 ha voluto replicare la Panigale V4. Molto vicino a quello della Rossa il gruppo ottico, ma in realtà ricorda più un T-Max.
Si va in Lombardia con la Motrac Unicon che avrebbe voluto imitare la MV Agusta Superveloce 800. In realtà, salvo il cupolino e il faro tondo all’interno, della moto nostrano non ha nulla. Neppure il tre cilindri. Dalle moto agli scooteroni il passo è breve, e qui abbiamo la Yiben YB250 che avrebbe voluto scimmiottare la Piaggio MP3. Esposto all’EICMA fu addirittura sequestrato dalle forze dell’ordine come plagio.
Anche il Giappone non è stato immune dalle copiature. La Kawasaki ZX-10R è entrata nel radar per la Xinshiji Finja 500. Il verde è lo stesso, il propulsore è un po’ meno, con i suoi appena 50 cv. Chiudiamo con la Yamaha R6 diventata Yayama R6. No, non è una barzelletta, è stata realizzata davvero. Assente l’originale quattro cilindri.
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