Il Motorsport è pericoloso e il motociclismo su strada lo è ancora di più. Ecco quante scomparse ci sono state nel Tourist Trophy.
I tracciati internazionali del campionato di MotoGP sono molto più sicuri dei circuiti in cui corrono i piloti sull’isola di Man. La sfida meglio conosciuta come Tourist trophy ha una storia antichissima. Tanti grandi piloti hanno avuto la possibilità di incidere il proprio nome nella bacheca storica dei vincitori, ma tanti altri sono morti in circostanze molto crude.
Agli albori della competizione i sistemi di sicurezza erano rudimentali. I caschi e le tute non garantivano alcun livello di protezione, paragonabile agli standard moderni. I piloti erano degli impavidi combattenti disposti a tutti pur di tagliare il traguardo in prima posizione. Nel mondo delle due ruote non c’è gara più pericolosa. L’evento avviene su una piccola isola britannica che, raramente, è baciata dal sole. Durante la sfida i piloti devono avere il coraggio di affrontare qualsiasi condizione.
La sfida sull’Isle of Man TT, noto come Tourist Trophy, è risultata una vera ecatombe. Sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course, in un isolotto sospeso fra il Regno Unito e l’Irlanda, i centauri più coraggiosi si danno battaglia ogni anno. Al di là delle due edizioni saltate per Covid-19 si sono corse ben 103 edizioni. In quasi ogni occasione c’è qualche pilota che non sopravvive.
Il numero di morti al TT
Dal 1949 al 1976 il Tourist Trophy rappresentava un round del campionato del mondo. Ecco perchè assunse questo nome. Dalla prima edizione del Motomondiale il Gran Premio di Gran Bretagna si svolse sull’isola di Man, finché non la considerarono troppo pericolosa. Nacque come sfida a bordo delle auto ma presto si trasformò in una lotta tra centauri. Dal 1907, anno della sua fondazione, ad oggi sono scomparsi ben 267 piloti. L’albo d’oro della sfida vede il leggendario Joey Dunlop, rider britannico scomparso nel 2000, al comando con 26 trionfi, seguito da John McGuinness con 20 successi.
Il motivo è legato al layout del tracciato cittadino. I piloti corrono in strade anguste tra muri, marciapiedi, campi ed ostacoli di ogni tipo. Basta un piccolo errore per incappare in un crash fatale. La velocità di media è pari a 217,98 km/h, una cifra che non viene raggiunta neppure dai top rider sui più famosi tracciati della MotoGP. Purtroppo l’evento morte fa parte della vita, figurarsi a queste folli velocità.