Problemi per la Yamaha che adesso dovrà gestire una situazione non semplice. Forse, la soluzione è appena arrivata, scopriamo come.
Considerando i tempi che corrono, con normative e burocrazia che rendono sempre più complesso il processo di semplice omologazione di un veicolo – quel processo che garantisce la conformità alle disposizioni amministrative e prescrizioni tecniche di un dato mezzo – non c’è da sorprendersi se anche un grande marchio nel settore delle due ruote ha dovuto affrontare da poco una vera bufera in questo campo.
Parliamo della Yamaha, uno storico produttore di motociclette che di recente, ha affrontato un problema legato proprio alla mancata omologazione di alcuni modelli che tra gli altri, riguardavano le storiche motociclette sportive R1, R1M ed R3 ed il famosissimo e diffusissimo scooter T-Max disponibile anche in Italia. Il ministero giapponese responsabile dei controlli in questione aveva infatti bloccato le spedizioni di molti mezzi dal Giappone per questo motivo.
Forse, dopo gli scandali avvenuti con Daihatsu negli ultimi mesi ed altri costruttori, accusati dalle autorità di non aver mai controllato che i sistemi di sicurezza delle loro vetture fossero omologati in modo corretto, il Governo Giapponese ha un po’ esagerato con le indagini. Infatti, la novità che riguarda proprio questi veicoli prodotti dal brand giapponese è rassicurante.
Via libera all’importazione, la Yamaha è salva!
I controlli erano partiti soprattutto sulle sportive per verificare che queste rispettassero realmente l’equivalente giapponese della categoria di inquinamento Euro 5 dopo che si era affacciato il sospetto per le autorità locali che così non fosse, considerando anche che la stessa R1 è stata mandata in pensione in versione civile e mantenuta solo per la pista proprio perché aggiornare il motore affinché rientrasse nelle nuove categorie inquinanti si era rivelato costoso.
Via libera quindi per questi modelli, scagionati da ogni accusa. Stesso discorso per il T-Max: alcuni esemplari erano stati messi sotto indagine perché a quanto pare, il sospetto che il clacson avesse una tonalità in Decibel troppo alta per i limiti imposti dalle autorità era concreto ma anche in questo caso, nulla di fatto: il motorino è libero di essere esportato a piacimento dalla casa.
In ogni caso, questo problema avrebbe riguardato solo marginalmente il mercato di oltre oceano, come ha preferito specificare la stessa sede inglese di Yamaha tramite un comunicato stampa: “I due incidenti segnalati sono relativi ai test di certificazione giapponese per i modelli del mercato giapponese e non influiscono sulla certificazione UE o sulle unità nel Regno Unito”, si legge nel medesimo enunciato. Tanto fumo ma nessun incendio, insomma: Yamaha può continuare le proprie esportazioni e vendite in giro per il mondo senza nessun tipo di limite o problema riscontrato.