Dopo quella della pandemia da coronavirus covid-19 e quella legata allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina una nuova crisi si abbatte sull’industria dell’automobile. Ma questo è davvero incredibile. I motivi e gli effetti pratici
“I cambiamenti climatici non esistono”. Lo affermano, ad ogni piè sospinto, tanto sui social network quanto dal vivo i negazionisti dei cambiamenti climatici. Lo affermano, con convinzione, portando numeri e dati a volte imbarazzanti a volte davvero difficili da comprendere. Ma poi arrivano gli effetti pratici di questo stato di cose e la discussione assume toni e contorni molto chiari e definiti. E i discorsi da social diventano crisi economiche, aziende che chiudono, posti di lavori che si perdono, ecosistemi sociali che spariscono all’improvviso.
E’ il caso del mondo dell’automotive e dell’industria delle automobili in generale. Un settore economico che in Europa dà lavoro a quasi 13 milioni di persone. Un dato che rappresenta il 7% del totale dei lavoratori dipendenti e, poco meno, dell’8% degli addetti diretti alla produzione delle auto. La stessa identica cifra del valore del Prodotto Interno Lordo. Numeri importanti che però sono decisamente più bassi rispetto a quelli del 2019. Da allora, infatti, ben tre crisi hanno compromesso e contratto la produzione.
Le crisi purtroppo sono note. Sono quella produttiva relativa alla pandemia da coronavirus covid-19, quelle energetica legata allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina e quella finanziaria legata al ritorno dell’inflazione. Un “mostro” macroeconomico si pensava relegato nelle retrovie del mondo produttivo. Oggi, in pieno 2024, è in espansione una nuova grave crisi economica. Una crisi nata dal cambiamento climatico, una crisi che si è abbattuta sulla Svizzera, il principale produttore mondiale di alluminio per auto.
Parliamo di una delle materie prime necessarie all’industria del settore. Ma cosa è successo? Vediamolo insieme. Tra fine giugno ed inizio luglio sulla Svizzera si sono abbattute delle piogge torrenziali decisamente fuori stagione. Piogge che in pochi giorni hanno cubato il livello di piogge di due anni. Piogge che hanno letteralmente squassato il territorio bloccando l’estrazione e la produzione di alluminio.
Le due città maggiormente colpite sono state Sierre, centro di 16.000 abitanti nel Cantone Vallese e Chippis, piccolo centro sempre nello stesso territorio. In queste città hanno sede la Novelis e la Constellium, tra le più grandi aziende del settore, aziende che hanno dovuto chiudere gli impianti. Questo fattore ha determinato un blocco nella consegna dei materiale. Un blocco che ha avuto un impatto diretto su importanti case automobilistiche.
La Jaguar Land Rover in prima battuta, la Porsche subito dietro e la BMW, la Mercedes e la Audi in terzo livello hanno di fatto fermato la produzione. Solo per la casa di Ingolstadt si stima una perdita secca di quasi 18.000 modelli, l’11% del totale annuo. Un dato perfino maggiore del blocco della produzione dell’era covid. Un danno enorme che non mancherà di far sentire i suoi drammatici riflessi su tutta l’economia globale
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