La gara del Red Bull Ring dello Spielberg, in Austria, ha certificato, una volta per tutte, la superiorità tecnica e meccanica della Ducati rispetto alle altre moto. Ma c’è un clamoroso colpo di scena in arrivo
L’ordine di arrivo del gara del circuito dello Spielberg in Austria, dove nello scorso fine settimana si è disputato l’undicesimo gran premio del mondiale 2024, ha restituito a tifosi ed appassionati tutta una serie di indicazioni e verdetti. Più indicazioni che verdetti. La prima indicazione è che la corsa al titolo mondiale si è ridotta a tre componenti, i due battistrada Francesco Pecco Bagnaia e Jorge Martin con Enea Bastianini a fare da terzo incomodo.
La seconda indicazione è che Marc Marquez, verosimilmente, è fuori da tutti i giochi in modo definitivo. La terza indicazione è tutta di carattere tecnico e meccanico e segnala, una volta per tutte, la totale e assoluta superiorità della Ducati rispetto a tutte le altre moto. Basta scorrere l’ordine di arrivo del Motorrad Grand Prix von Österreich, ma anche della classifica del mondiale piloti in effetti, per rendersi conto che dietro la Ducati c’è il vuoto. O quasi
La gara del Racing Bull Ring
La prova plastica di tutto questo ragionamento arriva dalle dichiarazioni post gara del pilota della Honda Team Repsol, Joan Mir. Il pilota di Palma di Maiorca in Austria ha centrato un misero 17° posto. Una posizione che lo relega lontanissimo nella classifica del mondiale e che lo obbliga a spiegare che la distanza tra la sua Honda e la Ducati, ogni tipo di Ducati, è troppo ampio.
Un divario da ridurre da subito in vista del biennio per il quale si è legato al Team. Per ovviare a questo stato di cose, fermo restando che la competizione almeno nell’immediato non subirà scossoni, Joan Mir individua due soluzioni da praticare subito, già da questa settimana e in previsione della gara in programma il 31 agosto e 1 settembre ad Aragon.
I test a Misano
Le soluzioni sono due. La prima è correre a Misano a inanellare giri su giri per alzare l’affidabilità della sue due ruote. La seconda, quella più clamorosa è quella di provare a “copiare” le soluzioni tecniche ed aerodinamiche della Ducati. “Nelle curve – ha spiegato con grande onestà Joan Mir – perdevo tre decimi a giro”.
Un distacco quasi abissale. E Mir ne spiega i motivi nel dettaglio. Lo scarico di tutti i cavalli a disposizione della Desmosedici sull’asfalto e, soprattutto, la capacità di generare un grip molto più intenso e potente che di fatto “incolla” la moto sul circuito. Facendola letteralmente volare….e vincere.