F1, la rivelazione di Adrian Newey: “Vi dico perché non sono andato in Ferrari”

Clamorosa ufficialità nel mondo della Formula 1: il celeberrimo ed espertissimo progettista, Adrian Newey rifiuta la Ferrari. Il motivo.

F1 rivelazione Adrian Newey rifiuto Ferrari
L’esperto progettista, Adrian Newey (Motomondiale.it)

Come accade nel calcio con le note figure dei leggendari Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, così per il mondo della Formula 1, lavorare accanto a personaggi con una smisurata bravura, del calibro di Adrian Newey sarebbe un privilegio per chiunque. Il grande estimatore di Lewis Hamilton, che nella sua carriera ha eguagliato il campione e leggenda, Michael Schumacher, nella conquista dei trofei in pista ha appena rifiutato una proposta allettante per essere ingaggiato dietro le quinte della scuderia del “Cavallino”. La Ferrari aveva puntato sull’esperto ingegnere con estrema decisione, contando in particolar modo sulla presenza di Lewis che avrebbe dovuto agevolare la trattativa: e invece a quanto pare, il matrimonio Newey-Ferrari non s’ha proprio da farsi.

F1, un retroscena su Adrian Newey prima della rinuncia alla Ferrari

F1 rivelazione Adrian Newey rifiuto Ferrari
Una delle ultime collaborazioni di Adrian Newey nel mondo Red Bull (Motomondiale.it)

L’ingegnere e progettista più invidiato e stimato degli ultimi trenta anni porta un solo nome ed è uno di quelli altisonanti, ai quali non è possibile rinunziarvi, ancor più se l’interessato esprime una sua personale preferenza. Era tutto pronto per il “nero su bianco” da parte di Adrian Newey nello sposare la causa della scuderia del “Cavallino”. Nella sua ventennale esperienza da progettista, dietro le quinte, ad Adrian mancava un rapporto diretto con gli addetti ai lavori della Ferrari. Quando tutto sembrava ormai fatto con le carte, prontissime ad essere firmate, ecco arrivare una storica doccia ghiacciata per il team italiano: ovverosia il rifiuto all’ultima curva di Newey per l’insediamento in Ferrari. La lunga collaborazione con Hamilton in Mercedesz non ha sortito alcun effetto nostalgico e a spiegarlo in brevi e concise dichiarazioni è proprio il diretto interessato.

Adrian Newey rifiuta la Ferrari: i motivi della clamorosa decisione

La notizia più clamorosa dell’ultima ora, nel panorama della Formula 1 ha a che fare con il più grande progettista degli ultimi tempi. Il dirigente tecnico dell’ormai ex Red Bull era pronto a vestire la tuta del “Cavallino” della Ferrari, ma qualcosa sembra essere andato storto per Adrien Newey che ha poi spiegato in prima persona, il rifiuto netto con annesso e clamoroso cambiamento nelle gerarchie degli ordini di sua preferenza. Lewis Hamilton non è riuscito a dare l’accelerata giusta per convincere il direttore tecnico a sbarcare a Maranello e così una telefonata dell’ultima ora, arrivata sul gong, ha fatto prima riflettere e poi prendere una decisione definitiva sul futuro del progettista statunitense. Adrian ha giustificato così il suo diniego alla Ferrari, dopo una lunga pausa di riflessione condita da viaggi e relax con la moglie, durante le vacanze estive. Newey è poi ritornato sulla scena della Formula 1 con una visione ben più chiara di “cosa volesse fare da grande”. E’ bastata una semplice chiacchierata con Lawrence Stroll, presidente dell’Aston Martin e suo grande amico di infanzia, tra uscite e appuntamenti in palestra durante l’adolescenza, per far cambiare idea all’ex Red Bull. Adrian Newey ha definito la casa automobilistica britannica, un “Team Principal” l’unico modello “vecchia scuola” in circolazione nel mondo F1, con un unico proprietario che collabora con passione, dedizione ed entusiasmo, da trasferire nella testa dei collaboratori, al fine di esultare con costanza per traguardi e trofei futuri.

Il livello di dispiacere del mondo Ferrari, in queste ore non è esente da cocenti delusioni. Ora al team del “Cavallino” non resterà altro che dimostrare in pista e dietro le quinte, di essere unito e coeso per ritornare a splendere in vetta alla classifica di piloti e costruttori, proprio come accadeva ai vecchi tempi, quando la scuderia di Maranello dettava legge e rappresentava per tutti una “minaccia”, un prototipo di lavoro e collaborazione da seguire.

Gestione cookie