Intervista a Mattia Pasini

Mattia Pasini

La gara del Qatar è stato sicuramente un toccasana per il morale dei piloti e della squadra. Mattia Pasini ha sfoggiato per l’occasione il suo migliore spirito combattivo, mettendo in scena un bellissimo duello con lo svizzero Thomas Luthi e con il suo compagno di squadra Simone Corsi, arrivando 6° sulla linea del traguardo. La bella rimonta dei nostri portacolori ha premiato il lavoro dei tecnici.

Mattia, dopo i test pre-campionato non esaltanti sei riuscito a rimontare fino alla 6° posizione.
Si, ai test spagnoli le cose sono andate un po’ a rilento, come era normale aspettarsi dato che era tutto nuovo un po’ per tutti. Abbiamo provato varie soluzioni, tutte molto diverse una dall’altra, che ci hanno portato via molto tempo ma hanno dato preziose informazioni. Siamo arrivati in Qatar carichi di ottimismo e la moto ha risposto a dovere alle modifiche fatte a seguito dei test, anche se alla fine al cronometro abbiamo pagato un po’. La gara è stata molto divertente, sono riuscito a partire bene e tirarmi subito avanti di qualche posizione, ma non sono riuscito ad aggrapparmi ai primi sei. Peccato perchè i tempi in cui giravo erano in linea con i primi, ma il gap era troppo per riuscire a ricucire. Luthi è risalito molto forte e siamo arrivati subito ai ferri corti, ho cercato di rimanere sempre a contatto, non lasciandolo mai davanti più di una o due curve e alla fine ha pagato perchè sono arrivato davanti.

Che impressione hai avuto dalla nuova categoria?
I motori hanno cavalli a sufficienza e sul dritto spingono forte. Noi in particolare abbiamo trovato una giusta configurazione, certo la moto va fatta scorrere tanto per girare forte e noi dobbiamo ancora migliorare per uscire più forte dalle curve. Il bello è che con i motori uguali per tutti sarà un campionato combattuto.

Dove si potrà fare la differenza?
I motori sono uguali di base, ma c’è un lavoro di sviluppo attorno: elettronica ma soprattutto telaio e sospensioni. A differenza delle 250 che si portavano dietro 20 anni di sviluppo e permettevano solo rifiniture, qui è tutto nuovo, quindi i margini di intervento e miglioramento sono ampi.

Categoria è azzeccata?
I presupposti sono molto positivi. Le moto sono meno scorbutiche delle 250 e si possono guidare più in scioltezza facendole scivolare molto, il che mi esalta. E’ una categoria “democratica”, perchè tutti abbiamo due paletti fissi comuni: motore e gomme. Che non sono certo elementi secondari. Inoltre il livello della concorrenza è alto, basti pensare che sono partito 18° pur avendo solo un secondo e due decimi dalla pole.

Che prospettive vedi per la tua stagione?
Le potenzialità ci sono tutte per fare bene e correre per stare tra i primi. In Qatar ho perso il trenino in testa ma ho girato con gli stessi tempi, quindi le prospettive ci sono e sono positive. Anche con il team mi trovo bene, sono persone preparate e serie, dobbiamo dare il 110% in ogni situazione per continuare a crescere.

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