A poco più di una settimana dal Gran Premio di Le Mans ritroviamo Simone Corsi, giovane pilota romano del Team JiR Moto2 che ci racconta com’è andato il suo week end spagnolo di Jerez.
Simone, anche a Jerez buona prestazione in gara.
Poteva andare meglio. Durante le prove abbiamo lavorato intensamente e siamo andati a pochi decimi dalla pole position, sono partito in terza fila ma con solo tre decimi di distacco. Al primo via sono partito bene, ho trovato il varco giusto e sentivo di poter imporre il mio ritmo, purtroppo la bandiera rossa ha azzerato tutto. Alla ripartenza non mi è riuscito di essere altrettanto brillante, mi si è impennata la moto e ho dovuto controllare di più la situazione, tanto che sono transitato diciassettesimo alla prima curva. La moto era a posto e io stavo bene, quindi mi sono dato da fare e giro dopo giro sono riuscito a portarmi a ridosso del gruppetto di testa. Ho perso un po’ di tempo con Gadea perché ci siamo passati e ripassati a vicenda un paio di volte e con soli diciassette giri a disposizione non sono riuscito ad acciuffare il podio. Sono dispiaciuto, ma ciò non toglie il buon lavoro fatto. La MotoBI andava veramente bene, in queste condizioni avrei potuto puntare a qualcosa di più ma stavolta è andata così. Il campionato è lungo e le differenze tra moto e piloti sono ancora incerte, quindi è importante andare a punti ad ogni gara e continuare lo sviluppo.
Dici che con la moto ti sentivi a posto. Come sta procedendo lo sviluppo e il tuo apprendistato?
Io sto imparando molto, giro dopo giro. E’ una moto completamente diversa da quelle a cui ero abituato (125, Ndr) e necessita un adattamento del pilota per essere capita, riesco a divertirmi perché la moto si presta bene alla guida di traverso, quindi è tutto più spettacolare.
In molti hanno rilevato come queste Moto2 abbiano ancora qualche problema di aderenza. Questione di gomme o di telai?
Le moto sono nuove per tutti: noi piloti, i tecnici, la Dunlop… c’è forse ancora bisogno di svilupparle per capire come sfruttarle. C’è qualche moto che scivola di più, qualche altra che lo fa meno, ma cambia tutto anche da circuito a circuito, anzi quasi da curva a curva. Abbiamo bisogno di girare ancora molto prima di poter trarre delle conclusioni o anche solo avere dei dati comparabili.
Lo stesso vale per i piloti?
Si, assolutamente. Io mi sento bene, ho attorno a me un clima molto collaborativo e costruttivo, ideale per lavorare con serenità. La cosa che veramente manca è il tempo, perché c’è bisogno di girare il più possibile per entrare in sintonia con il mezzo. Anche per i miei avversari credo sia lo stesso. In queste prime due gare Tomizawa ed Elias si sono dimostrati costanti oltre che veloci, il che è da temere. Ma siamo tutti consapevoli che un campionato così nuovo ha ancora una miriade di incognite e imprevisti, quindi dobbiamo stare tutti all’occhio.
Prossimo appuntamento a Le Mans. Cosa ti aspetti dalla gara francese?
Sinceramente ogni gran premio è una sorpresa, quindi non ho delle vere e proprie aspettative. Quello di cui sono sicuro è che devo migliorare il mio approccio durante le prove per riuscire a partire davanti, altrimenti tutto diventa più difficile, troppo difficile.
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