Acceso confronto verbale alla distanza tra Kevin Schwantz, iridato della classe regina nel 1993 ed Alberto Puig, manager di Dani Pedrosa.
La miccia che ha innescato la polemica è stata l’intervista che Schwantz ha rilasciato a L’Equipe nel weekend del GP of the Americas di Austin, nella quale ha affermato, senza mezzi termini, che “Dani Pedrosa non ha alcuna possibilità di vincere il titolo della MotoGP quest’anno“, ed ha poi rincarato la dose puntanto il dito sul manager di del pilota spagnolo, Alberto Puig.
Secondo il pilota texano infatti: “Dani è come un bambino che non riesce a diventare adulto perché soffocato dalle scelte dei genitori“, con chiaro il riferimento a Puig ed infine rincara con l’ultima affermazione “Pedrosa in otto anni alla Honda, non è riuscito a vincere nulla, vorrei che potesse dimostrare il contrario, ma non credo proprio che possa succedere.”
Schwantz ha poi chiosato facendo i complimenti a Lorenzo “un campione, e lo vedo favorito per il titolo anche quest’anno“, Marquez “un pilota dalla grande personalità e dotato di una guida praticamente perfetta” ed a Valentino Rossi “sarei contento se vincesse il suo 10° titolo del Motomondiale, il mondo del motociclismo ha bisogno eventi di questo tipo“.
Apriti cielo! Alberto Puig, manager di Pedrosa ma anche ex pilota, non le ha mandate a dire, anzi, ha risposto all’ex avversario di pista, Kevin Schwantz, con una lettera aperta molto lunga, nella quale ha snocciolato tutto il suo disappunto per le dichiarazioni dell’ex campione della 500.
Alberto Puig
“In riferimento alle dichiarazioni del Sig. Kevin Schwantz, rilasciate durante il weekend del GP of the Americas, mi sento di condividere con voi (media), il mio personale pensiero in merito, citanto esclusivamente dati e statistiche che possano far capire quanto sia inesatto quello che è stato detto.
Il Sig. Schwantz ha dichiarato che Dani Pedrosa non ha mai vinto nulla in 8 anni di MotoGP, ma se guardiamo la carriera di Dani, che non è iniziata in MotoGP ma nella classe 125, il Sig. Schwantz potrà verificare che Dani ha vinto 3 titoli mondiali (2003, 2004, 2005) due dei quali in classe 250 ed uno in classe 125, mentre lo stesso Sig. Schwantz può vantare un solo titolo iridato, nel 1993, nella classe 500.
Sono consapevole che un titolo nella classe regina valga di più di un titolo nelle classi intermedie ma non è corretto sminuire il valore e le vittorie di un pilota in base alla cilindrata della sua moto, inoltre parecchi campioni del Motomondiale hanno iniziato la loro carriera conquistando i primi titoli proprio nelle classi minori (Valentino Rossi 1 titolo in 125 ed 1 titolo in 250, Max Biaggi 4 titoli nella 250 ndr).
Per citare poi alcuni dati statistici, vorrei ricordare che Pedrosa conquistato 45 vittorie nei Gran Premi disputati (22 dei quali in MotoGP), mentre il texano ne ha collezionati 25. Aggiungo inoltre che se contiamo i podi, Pedrosa è in vantaggio con 113 (dei quali 72 in MotoGP) contro i 51 di Schwantz.
Se ci riferissimo ai soli dati statistici dunque, dire che “non ha mai vinto niente“, è solo una provocazione di chi non sa di cosa stia parlando e denota una grande mancanza di rispetto nei confronti del pilota spagnolo.
Certo, nonostante i numeri sono consapevole che Dani deve ancora vincere il titolo più importante, quello della MotoGP, ma non si può non considerare i numerosi infortuni che il pilota della Honda ha subito in tutti questi anni e che per certi versi, in talune situazioni, gli hanno impedito di poter fare quel salto di qualità che è ovviamente la vittoria del titolo iridato della classe regina. Eppure il Sig. Schwantz dovrebbe sapere quanto contano gli infortuni, dal momento che lui stesso ha dovuto ritirarsi nel ’95 a causa di un infortunio al polso.
Voglio aggiungere che è vero che Dani non ha ancora vinto il titolo della classe regina, ma ci tengo a ricordare a Schwantz che il suo titolo è arrivato dopo 8 anni di militanza nella 500, e solo a causa del grave infortunio occorso a Wayne Rainey.
NOTA [Nel ’93 infatti, Rainey si apprestava a vincere il suo 4° titolo mondiale consecutivo quando a Misano, a 3 Gran Premi dal termine, un grave incidente gli procurò la frattura della colonna vertebrale, facendogli terminare anzitempo la carriera e dando la possibilità a Kevin Schwantz di vincere in scioltezza il titolo della 500.]
Quindi Sig. Schwantz, non si vanti troppo, perché la verità è che ha vinto solo grazie al caso, ed alle circostanze che hanno favorito lei, tanto quanto hanno sfavorito il grande Wayne.
Per quanto riguarda poi la presenza ingombrante di fianco a Pedrosa, la mia in particolare, definita come “un genitore che non gli permette di diventare adulto“, vorrei ricordarle, caro Sig. Schwantz, che negli anni ’80/’90, quando la maggior parte dei piloti del Motomondiale erano soliti girare il mondo, di circuito in circuito, con amici o compagni d’avventura, lei invece non faceva passo e non prendeva decisioni senza l’approvazione della sua famiglia, che le era sempre a fianco, dando di lei l’idea di un ragazzo bisognoso di protezione. Le rigiro quindi la sua affermazione chiedendole “se non avesse avuto sempre i suoi genitori a proteggerla dal mondo esterno, avrebbe forse vinto più titoli? Rifletta su questo, Sig. Schwantz”.
Per quanto riguarda infine il mio lavoro, devo dire che mi ritengo soddisfatto dei miei risultati, posso dire di essere sicuramente meglio come manager che non come pilota, ed i risultati sono davanti agli occhi di tutti, avendo lavorato insieme a ragazzi come Casey Stoner, Toni Elias, Alvaro Bautista, Marc Marquez e Julian Simon, tutti piloti che sono diventati campioni del Mondo, mentre lei, Sig. Schwantz, che ha una scuola di motociclismo in Texas, ad oggi non ha avuto ancora alcun pilota che abbia passato le selezioni per poter gareggiare in Europa o in qualsivoglia campionato mondiale di motociclismo, quindi da un punto di vista professionale, per lei in questo campo, siamo a zero successi.
Concludo ricordando un aneddoto, e torno indietro, al 1994, quando ebbi l’onore di gareggiare contro di lei per il podio, ad Hockenheim, in Germania. Ricordo che eravamo in tre a tirare la volata, lei, io e Mike Doohan. Ricordo che a pochi giri dal termine Doohan prese il largo, involandosi per la vittoria lasciandoci a competere per la seconda posizione. Ricordo che la mia Honda era più veloce della sua Suzuki, ma ricordo anche che lei fu più bravo, più abile, più capace, arrivando all’ultima chicane e frenando all’ultimo, riuscì a staccarmi lasciandomi la terza posizione.
Mi ricordo che per quella sua azione io provai solo tanta ammirazione, ammirazione per un campione capace di fare qualcosa che io non ero stato capace di fare, fu una grande lezione, e fui felice di condividere quel podio con lei e Doohan.
Le ricordo, che un campione, è tale in pista quanto fuori. Lei ha avuto il suo momento di gloria, ma questo non la rende esente da errori, e non le da l’autorizzazione a mancare di rispetto a chi, secondo il suo metro di giudizio, non ha un titolo nella classe regina, come Dani Pedrosa.
Sig. Schwantz, quell’ammirazione che avevo per lei, fin dal 1994, è definitivamente tramontata dopo quello che ho letto in questa sua intervista”
Fabio Gentile
@KindFabio