MotoGP: Una stagione ed un campione sopra le righe

Marc Marquez campione del mondo, stagione 2013 MotoGP

Lo scenario che si è occupato di incorniciare l’ultima tappa del motomondiale, è stato Valencia, terra natia dei migliori piloti di questa stagione nella classe regina. L’anno è iniziato con molte aspettative da parte di quasi tutti i piloti, da Cal Crutchlow che è riuscito a farsi notare in mezzo ai “big” e a rimediare un contratto in Ducati, a Valentino Rossi che riabbracciando la sua vecchia Yamaha, aveva voglia di tornare indietro nel tempo, quando ad essere il campione del mondo, era lui, sempre e solo lui.

Andrea Dovizioso, pronto a dare il meglio, sempre, in ogni circostanza, nonostante quest’anno sia rimasto intrappolato nel vortice Ducati, chiamiamola un’annata di transizione.

Jorge Lorenzo ha iniziato con grinta e testardaggine, come solo lui sa avere in pista, quando si tratta di raggiungere un obbiettivo con tanta sete, quella voglia competitiva che ti porta a vincere l’ennesimo titolo mondiale. Ben Spies, dopo l’infortunio dalla lenta guarigione, ha deciso di ritirarsi dalla sua più grande passione, eppure nessuno l’avrebbe immaginato durante la prima gara. Poi c’è Dani Pedrosa, l’ennesimo tentativo sfumato, dalla guida perfetta, mai scomposta, una tecnica tra le più invidiate della storia, eppure è sempre lì, ad un passo dal primo posto, gli si addossano mancanza di carattere e sensibilità che lo affondano, proprio quando deve fare bene.

Nicky Haiden ha vissuto nell’incertezza e ha concluso con la totale assenza di soddisfazioni, emozioni lontane dai suoi tempi d’oro del 2006.

E poi c’è lui Marc Marquez, il più piccolo in pista. Dall’aria fresca e pulita, si confondeva in mezzo alla folla di campioni all’inizio della stagione, un ambiente nuovo quello “dei grandi“, dove non si è mai sentito un ospite. Forse un po’ spaesato dalle grandi figure che lo accerchiavano, quelli che lui riteneva degli idoli, come nel caso di Valentino Rossi. Una foto abbracciati insieme, dopo un autografo fatto con l’ennesimo ragazzino di dodici, tredici anni, quello che non ti aspetti anni dopo, di ritrovare nel box accanto. Il novellino, di cui nessuno aveva troppo timore, un prodigio, una promessa, erano queste le definizioni più citate alle porte del mondiale.Una promessa mantenuta troppo presto, oltre la storia, oltre i pronostici e le aspettative.
Dalla guida aggressiva, definita irrispettosa più volte, dalla sanzione ai punti della patente, alla bandiera nera che ha rischiato di allontanargli il titolo. Un papà e una madre presenti, un fratello ancora in erba in Moto3, insomma una famiglia unita, che gli ricorda ogni giorno che umiltà e sorriso stanno alla base della vita.

Ci ha regalato concentrazione e determinazione, quando doveva fare la differenza, ed un sorriso contagioso fuori da quel casco troppo pesante, per un ragazzo entrato a far parte della storia da poche ore, ma leggero per un campione del mondo.

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